Danilo Masotti, Ci meritiamo tutto, quando il gheim over della crisi non significa la fine

Ci meritiamo tutto di Danilo Masotti

Ci meritiamo tutto di Danilo Masotti

Ci meritiamo tutto. Nessuno pensava che sarebbe finita così di Danilo Masotti
Edizioni Pendragon, 2012, 2,99 €
Reading Life: 16 minuti ogni sessione, 2.5 ore di lettura, 1020 pagine girate

«”Dove c’è gente che lavora, per avere un mese all’anno di ferie” cantava Battiato nel 1983 e quelle parole suonavano alle mie orecchie come qualcosa di sbagliato, un’elemosina di tempo libero da giocarsi al meglio».

Se ho ben capito è in promozione tutto il mese l’ebook di Danilo Masotti che complice una soffiata su Twitter mi sono ritrovato a leggere durante un sereno fine settimana in poco meno di tre ore. Due ore e mezzo per la precisione in cui mi sono anche divertito a leggere le avventure bolognesi pre-crisi di Mario Zanardi, il disincantato protagonista di questo breve romanzo, quando gli italiani avevano come unica preoccupazione se la nazionale avrebbe vinto o meno i Mondiali e l’azienda Nulla Spa® ancora non sapeva di essere destinata a chiudere di lì a poco.

Del resto, come afferma il protagonista: “Ammesso che fosse arrivata sul serio la crisi, cosa cambiava a me e al mio quotidiano?”; la descrizione dei cinque giorni nei quali il trentenne ragioner Zanardi è costretto per guadagnare lo stipendio ogni fine mese a rimanere ostaggio della sua azienda fino alle “sei piemme” fa rabbrividire. Non c’è scampo a un impiego che nei fatti significa interagire con esseri umani che non si frequenterebbero altrimenti (i colleghi) e a non vivere (?) per nove ore, o meglio a vivere come uomini liberi solo nel fine settimana o nelle canoniche tre settimane di ferie estive.

Solo la fantasia e i ricordi permettono dietro a una scrivania di rimanere fedeli per una intera giornata improduttiva (quella del terziario avanzato) a quella speciale forma di ipocrisia che consente ai personaggi di “Ci meritiamo tutto” di convivere alla Nulla Spa®  mantenendo una parvenza di civile convivenza. Trucco che ogni tanto Masotti, come nei film Fight Club (espressamente citato) o in Wanted, smaschera dando libero sfogo alle descrizioni di violenze immaginarie tra colleghi: “Trac. Sai che sballo?! Trac. Sai che bello? Sangue che si attacca alla resina delle sedie bianche…” ecc.

Un’ultra violenza spassosa sempre che amiate il genere e un cinismo radicale pervadono tutto il romanzo a ben guardare, insieme a una sensazione di noia e disgusto per il contemporaneo – perché nonostante la crisi l’Italia che Masotti descrive, una certa Italia, non è minimamente mutata, siamo fermi in un presente storico che non accenna a cambiare – analizzate però come sotto anestesia, perché  Zanardi, anche se non ne avrebbe bisogno per essere critico e disincantato, nasconde un segreto che abilmente Masotti descrive in modo molto toccante solo verso la fine.

Ci meritiamo tutto mi è piaciuto perché parte dal 2011 per farci riflettere sul 2006 (che coincide come abbiamo detto anche con il presente, se la vostra vita nel frattempo non è cambiata in nulla) anche se ha forse il difetto di presentare una realtà nella quale sono del tutto assenti i riferimenti a forme di “salvezza” per l’individuo che non siano quelle di una rivendicazione totale della libertà individuale, fatta eccezione se si vuole all’amore che però il single quarantenne Zanardi non ha più: “Non lo so, è difficile da spiegare, ma da quando dicono sia arrivata la crisi mi sento vivo”. E voi?

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