Alessandro Gazoia, Come finisce il libro, ma non è che insieme al lettore ne abbia ancora di strada da fare?

Come finisce il libro di Alessandro Gazoia

Come finisce il libro di Alessandro Gazoia

Come finisce il libro: contro la falsa democrazia dell’editoria digitale di Alessandro Gazoia (jumpinshark)
mimimum fax, 2014, 5,99 €

«Infine molti pensano persino che il libro in sé […] sia inadatto ai tempi e destinato a perdere il suo ruolo centrale nella nostra cultura, a scivolare via e sparire […]. E pure di questo tratteremo nelle prossime pagine, sempre che, come spero, tu voglia proseguire nel nostro viaggio, nella ricerca su come continua il libro e come continua il lettore.».

Premessa, invidio a Alessandro Gazoia (aka jumpinshark sul suo blog e su Twitter) oltre alla chiarezza dell’analisi e la maestria nell’elaborazione dei dati (spulciate le note a piè di pagina di questo saggio se dubitate che scriva di cose campate in aria) anche la scrittura facile, quella che nella mia immaginazione ti porta a produrre venti cartelle di Word nel tempo che impiego a mettere sul fuoco una caffettiera e un toast nel tostapane – sono velocissimo in questa routine mattutina. Ah, sono anche tra quelli che “leggeva jumpinshark quando non era famoso” o se volete meno famoso di adesso, mi sono imbattutto nel suo blog nel 2011 mentre tentavo di capire cosa accidenti fosse Boris, una serie televisiva di cui non sapevo nulla ma di cui sentivo parlare continuamente. Negli anni Gazoia è diventato un punto di riferimento sicuro quando volevo approfondire fenomeni come il social reading ad esempio ma non solo.

Veniamo all’ebook pubblicato da mimimum fax – che ha fatto bene, benissimo a dare alle stampe un breve saggio aggiornato sui cambiamenti che sta vivendo l’editoria –, dalla citazione posta in apertura a questa segnalazione avrete capito che Gazoia alla fine dell’introduzione sia da subito onesto con il suo lettore, altro che fine del libro, il libro continua. Nelle tre sezioni che compongono “Come finisce il libro” – Pubblicare, Digitale e Miti/Social – jumpinshark fa il punto sullo stato dell’editoria all’inzio degli anni dieci del XXI secolo partendo correttamente dall’inizio (oggigiorno tutti possono pubblicare, chi è allora lo “scrittore”?), passando per lo svolgimento (che cos’è questo ebook che ci stiamo “mttendo in tasca”? più approfondimento sulla natura monopolista di Amazon in questo nuovo mercato) e una dapprima sconcertante ma poi ficcante incursione nella fanfiction (scrivere gratuitamente di vampiri in rete è bello ma attento che l’editore ti può traviare offrendoti caramelle… e un contratto).

In Pubblicare Gazoia spiega in modo esemplare allo scrittore digitale autopubblicato come “il filtro editoriale [quello che finora l’aveva respinto ndr] sia costituito da una serie di filtri sociali e culturali, e che la «gavetta» [non sia altro che] il percorso tradizionale e ordinato attraverso di essi”. Ovvero, se è vero com’è vero che pubblicare oggi sia facile, facilissimo, il mezzo digitale sia ancora lungi dal garantire quella (seppur minima) permanenza nel mondo off-line e riconoscibilità tra pari che per ora solo la pubblicazione tradizionale garantisce.

Il libro cartaceo pubblicato da un editore riconosciuto nella sua irriducibilità fisica anche se stampato in 3000 copie su una popolazione di sessanta milioni di italiani ha una penetrazione sul mercato incomparabile rispetto a un ebook – sempre che non si voglia diventare re di una nicchia… Soprattutto lascia allo scrittore il ruolo di “scrittore” mentre, come esplica molto bene Gazoia, chiunque di noi si imbarchi in una pubblicazione digitale autogestita dovrà per forza di cose diventare via via editore, editor, grafico, lettore di bozze, ufficio stampa ecc.

Nella sezione intitolata Digitale come accennato Gazoia approfondisce i formati del libro digitale (file epub, mobi, PDF ecc.) e qui a mio parere incorre in un’ingenuità che lo rivela come “figlio del libro” di carta. A un certo punto afferma: “Per bontà della discussione diamo per acquisito che l’ambiente di lettura digitale possa garantire esperienze cognitive pari a quelle di un bel manuale di storia dell’arte”. Ora, jumpinshark magnifica il grado di perfezione tecnica raggiunto dal libro tradizionale, parlando di box e soluzioni tipografiche che l’ebook semplicemente ignora – anch’io ne approfitto per consigliare ai miei lettori di acquistare solo narrativa dagli editori tradizionali e saggistica solo da editori innovativi come quintadicopertina

Tuttavia questo paragone con i manuali illustrati, mondo dal quale provengo, non me lo doveva fare. Di sicuro un ebook di storia dell’arte per ora non è all’altezza di un catalogo illustrato ma per certo anche il libro di illustrazioni più ben fatto è cognitivamente scorretto e nella sua parte più fondamentale: la riproduzione delle immagini. È sicuro Gazoia che il Bertelli, Briganti, Giuliano (per fare un nome solo) riesca a rendere la drammaticità e le dimensioni monumentali de La zattera della Medusa di Géricault? Solo l’1% dei cataloghi illustrati (per limiti tecnici ed economici) può dirsi fedele poi alla cromia originale delle opere riprodotte, provate anche voi a fare un confronto dopo aver visitato una mostra, ciò che avete visto è lì sulla pagina?

Quel che si può rimproverare agli sviluppatori di ebook, e in questo sono d’accordo con l’autore, è il lassismo nella ricerca di soluzioni teniche tali per cui acquistare un libro elettronico possa dirsi sì un investimento “pari a un libro” (da cui la discussione infinita sul prezzo degli ebook). Gazoia dedica infine l’ultima parte di Come finisce il libro a tutti coloro che si divertono in Rete a rielaborare storie e personaggi inventati da altri – da Sherlock Holmes a Twilight –, un campo in cui anche Amazon e gli editori di sempre vogliono entrare per ricavare profitto, ponendosi la domanda delle domande: “Ma siamo davvero di fronte a una vittoria della creatività e della partecipazione popolare, o queste enormi quantità di lavoro gratuito a vantaggio dell’industria dell’intrattenimento non fanno che confermare i rapporti di forza, nel materiale e nell’immaginario?”.

Come avrete capito, “Come finisce il libro” è uno strumento utile e stimolante, mi basta rivedere le note che ho preso sul mio Kobo leggendolo per capirlo, per comprendere come il libro si stia trasformando, dopo aver avuto l’illusione nel secolo passato che non ci fosse più nulla da dire – lo ricorderò per l’ennesima volta, a parlare di libri elettronici e crisi irreversibile del settore appena dieci anni fa ti prendevano per matto –, che il libro fosse un fiume ben irrigimentato da argini secolari. Ecco, il libro è esondato e per il lettore sono arrivati più vantaggi che svantaggi; giudizio mio, leggete il saggio di Gazoia per vedere in questa “liberazione” qualche ombra minacciosa in più 😉

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