Terra Ignota: Le figlie del rito di Vanni Santoni HG
Mondadori, 2014, 4,99 €
«Si sarebbe poi detto, in altri luoghi e mondi dove filtrò l’eco di quell’era e di quel mondo, che in quel periodo errabondo Ailis del Villaggio Alto compì molte grandi gesta».
Sapete già che Vanni Santoni lo conosco di persona quindi siete di fronte a una recensione trasparente, ho ricevuto l’ebook gratuitamente e l’autore mi sta simpatico, siete avvertiti 😉 Dopo “Terra Ignota: il risveglio”, ne ho scritto in questo post se volete rinfrescarvi la memoria, il progetto fantasy del poliedrico scrittore di Montevarchi prosegue con “Terra Ignota: le figlie del rito”, un secondo capitolo cui Mondadori ha regalato una copertina spettacolare se tenete conto di queste cose: cinque giganteschi serpenti che imparerete a conoscere bene leggendo questo romanzo.
“Terra Ignota: le figlie del rito” vi avviso subito è una corsa verso il Ragnarök, in barba ai miei consigli – in quel di Lucca Comics 2013 gli consigliai di fare di Terra Ignota una miniserie, magari a fumetti – Santoni invece di rallentare la prosa mette la quinta, o addirittura la sesta, evolvendo i personaggi principali della storia fino al livello di vere e proprie divinità. Allontanandoci un secondo dalla letteratura fantasy se avete mai letto Drangoball Z forse capirete cosa intendo: Ailis, Brigid, Lorlei e Morigan (le protagoniste) diventano nel corso della storia sempre più forti, tanto da decidere il destino di questa terra del Sogno.
Anche in questo episodio Ailis viene coninvolta in una “cerca”, forse quella più importante di tutte, quella di cercare e comprendere chi veramente è, mentre tutti intorno a lei sono forse fin troppo consapevoli (specie le sue sorelle, le figlie del rito) di quel che sono e di che cosa vogliono; in questo senso Ailis è anche il personaggio meno umano (e contemporanemente il più umano…) di Terra Ignota. A un certo punto se lo chiede anche lei, “Non siamo più… persone?” “Non lo siamo mai state” le risponde Brigid. E in un certo senso è vero dato che Ailis è l’incarnazione della figura dell’eroe così come lo cantiamo da millenni.
Parlavo di un precipitare degli eventi; non è solo un’impressione mia, viene anche esplicitato nel corso della lettura. Quando Ailis incontra il cavaliere Kai, ecco come le si rivolge: “Il fatto è che il mondo come lo conosciamo sta finendo, e se già prima le potenze si chiamavano, si attraevano, adesso tutto precipita: come in fondo a un setaccio o a un imbuto, tutto ciò che conta si aggrega e si ritrova”. Questo è vero per tutte le saghe fantasy – duravano anche più di cinque libri ricordate? – ma di sicuro in questo secondo volume la risoluzione degli eventi viene accelerata.
Come avete intuito “Terra Ignota: le figlie del rito” mi è piaciuto ma è volato via troppo velocemente. Qualcuno dirà che non è giusto, che di carne al fuoco ce n’è tantissima (ed è vero), che è per colpa del digitale che i miei occhi non hanno voluto soffermarsi sui personaggi, sulle descrizioni di terre favolose e arcane, che ci sono decine di citazioni disseminate da Santoni che simili all’etere avvolgono tutto questo libro al pari del precedente, che se l’avessi letto su carta lo avrei gustato di più, che va bene così, che è lecito chiudere un mondo in questo modo… Solo che a essere lettori di fantasy si diventa avidi di storie ^___^
Fatta salva la premessa (speriamo che Santoni non voglia chiudere qui questa sua parentesi fantasy, che qualche editore lo convinca a versare ancora sangue su queste terre del Sogno!) “Terra Ignota: le figlie del rito” ha in realtà come protagonisti gli uomini, non tanto le quattro (?) dee di cui vi ho scritto. Se si esamina la catena di eventi messi in moto dall’autore è l’umanità che sembra concorrere alla sua distruzione (?), prima per la brama di potere di H.H., poi per quella di un altro personaggio che purtroppo non posso rivelarvi senza rovinarvi il piacere di scoprirlo da voi.
In conclusione, Terra Ignota (entrambi i volumi) è un caleidoscopio che ci mostra in poco più di ottocento pagine come si possa creare un mondo fantastico “italiano” rispettando tutte le regole del genere; lo consiglio, leggete questo ciclo in due volumi prima di una saga di un autore USA sconosciuto qualsiasi e discutiamone qui fra i commenti se volete. Ripropone tra le altre cose un quesito caro al fantasy e alla fantascienza, se voi foste un dio, come vi comportereste nei confronti degli uoomini?
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