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Fabio Bacà, Benevolenza cosmica, non ho nessun accento ma un po’ di sangue italiano

Benevolenza cosmica Fabio Baca

Benevolenza cosmica di Fabio Bacà
Adelphi, febbraio 2019, (cartaceo 18 €, 240 pagine)

«Ogni tanto ho appuntamenti con umani dalle pretese irreali, quasi tutti convinti che una statistica favorevole sia l’incantesimo che li affrancherà da angosce metafisiche di vario tipo».

Come si fa a resistere a un esordio benedetto dal pittogramma di Adelphi? Non si può, mano al portafoglio e Benevolenza cosmica di Fabio Bacà è entrato a far parte della mia biblioteca senza troppe preoccupazioni. Almeno nel mio caso, la combinazione romanzo italiano di illustre sconosciuto quarantasettene più marchio riconosciuto ha funzionato, mi ha spinto all’acquisto sulla fiducia. Ci sono così poche informazioni su questo autore in Internet (non le riporta neppure il sito della casa editrice a oggi) che mi sono chiesto addirittura se un Fabio Bacà esistesse davvero. Solo Fahrenheit è riuscito a rassicurarmi facendomene sentire la voce (cliccate qui per ascoltare il podcast della sua intervista per il libro del giorno).

E dunque, romanzo d’autore marchigiano ambientato in una Londra simile alla nostra, ma alternativa, con protagonista Kurt O’Reilly, sangue italiano da parte di madre e statistico dell’ONS (l’Office for National Statistics britannico), perché la statistica, o meglio, il valore che diamo alle statistiche, è il cardine di Benevolenza cosmica. Impareremo leggendo il romanzo di Bacà come Kurt abbia scelto di intraprendere questa professione affascinato dagli eventi insoliti: “Un evento insolito era quasi sempre più interessante di un evento abituale, e un lavoro che ti permetteva di entrare in contatto ogni giorno con qualcosa di strano non era forse il lavoro ideale?”. Forse no, come avrebbe scoperto in seguito.

Londra alternativa dicevamo, perché è una capitale londinese, quella in cui si muove il protagonista, vittima di attacchi terroristici di matrice non meglio precisata dove però esiste un locale, lo Yellow Airship, partorito dalla fantasia di Bacà dove mi piacerebbe  andarci davvero: “il [suo] design mi lasciava sempre senza fiato. Richiamava la cabina di uno Zeppelin. […] Alla sala principale […]  si accedeva tramite una breve passerella sospesa sul trompe-l’oeil elettronico di un cielo in tempesta”. Oppure è presente in Fenchurch Street, la via del Walkie Talkie per intenderci, un altro grattacielo con in cima una piscina tanto tecnologica quanto metafisica, dove avrei paura a immergermi. Già questi due luoghi dell’immaginario per me valgono il prezzo del libro.

La trama di Benedizione cosmica è riassumibile in una domanda: Cosa fareste se da tre mesi a questa parte tutto, proprio tutto cospirasse a vostro favore? Se a ogni vostra azione (o a volte non azione) si verificasse un evento insolito e “fortunato”: prendete un taxi e non trovate traffico oppure vi viene offerta la corsa; le vostre azioni guadagnano contro tutte le previsioni degli esperti; registrate di continuo l’apprezzamento da parte dell’altro sesso? Vi preoccupereste come Kurt O’Reilly, e tentereste in ogni modo di scoprire il perché. Bacà non ci prende in giro e una sua spiegazione ce la fornisce, spero di non rovinare la sorpresa a nessuno se ho trovato la risoluzione dell’intreccio alla Night Shyamalan.

A me è piaciuto l’esordio di Bacà, arrivati fino a qui l’avrete bell’e capito. Si può poi interpretare Benevolenza cosmica come metafora di ciò cui sei costretto sovente a rinunciare in un momento ben definito della vita (eh, lo so son criptico apposta); oppure può rimanere una lettura piacevole piena di colpi di scena; un elenco cerca e trova delle statistiche reali rispetto a quelle inventate; una guida sui generis di Londra, perché no? È anche un esperimento editoriale interessante, un romanzo così poco italiano (facendo il verso a Stanis La Rochelle di Boris) può interessare un editore estero? Sembra fatto per essere tradotto in inglese, ad esempio. A questo interrogativo potranno dare risposta solo i prossimi mesi.

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