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Case editrici digitali: Lettere Animate Editore, da Martina Franca ebook di narrativa italiana per una editoria senza fronzoli

"L'Home Page vetrina della casa editrice Lettere Animate"

“L’Home Page vetrina della casa editrice Lettere Animate”

Complice Twitter sono venuto a sapere dell’esistenza di una casa editrice pugliese di libri digitali, Lettere Animate Editore; che cosa pubblica questa giovanissima realtà della provincia di Taranto? Fantascienza, fantasy, thriller, erotismo (romanzi) e racconti brevi, sono davvero aperti a buona parte dei desiderata degli aspiranti scrittori di oggi. Ricevono, selezionano, curano e pubblicano in digitale gli autori su cui scommettono premettendo: “Noi non abbiamo la pretesa di lanciare prodotti perfetti, noi vogliamo lanciare prodotti visibili”. Di sicuro li trovate dappertutto, da Amazon, Apple, laFeltrinelli, Kobo fino a Ultima Books, Bookrepublic ecc. Proprio questo approccio esplicitamente commerciale all’oggetto libro (o alla commodity ebook se volete) mi ha incuriosito e mi ha spinto a contattare Roberto Incagnoli, il direttore editoriale di Lettere Animate.

A gennaio 2015 festeggerete tre anni di attività, avete già quasi una cinquantina di testi pubblicati in formato cartaceo mentre gli ebook se non andiamo errati sono quasi 300… la sensazione è che l’editoria digitale corra veloce rispetto a quella tradizionale, non siete per intederci un editore che in dieci anni pubblica poco più di cento libri o che abbia paura di abitudini di lettura “nuove”, nate insieme al XXI secolo (tablet, smartphone ecc.), è così?

RI: Tre anni sono tanti nell’editoria di oggi, già esserci arrivati è un grande successo. Noi abbiamo uno standard di pubblicazione che in questi tre anni abbiamo adattato al mercato e alle esigenze di budget e di business plan. Siamo partiti pubblicando in cartaceo, per poi fare le doppie versioni (cartaceo+ebook) per poi dedicarci solo al digitale per una questione meramente distributiva. Da gennaio molti dei nostri titoli digitali saranno anche in “print-on-demand”. Cerchiamo di adattarci al tempo in cui si vuole fare commercio, al tipo di commercio più idoneo per dare visibilità a noi e ai nostri autori. Crediamo nel digitale e crediamo in una fruizione libera dei contenuti. Molte volte dico ai nostri autori che l’unico modo di emergere per uno “sconosciuto” è il free download per poi creare, sopra i numeri dell’ebook gratuito, il prodotto commerciale.

Un primo bilancio? Perdonami ma è una domanda d’obbligo per tutte le case editrici appena nate e, permetti, per 4/5 digitali come la vostra, che contatto. Siete una realtà piccola (tre persone, tu, Daniela e Mary) che riesce a stare in piedi soprattutto con le vedite degli ebook – ancora risicate nel nostro paese se guardiamo invece agli USA – oppure il vostro modello di business ha necessità, come per altri editori medi-piccoli, di altre entrate? Se sì quali?

RI: Riguardo al bilancio di cui mi chiedi, ti riassumo i numeri dell’ultimo anno (2014) in cui abbiamo virato decisamente al digitale facendo scaricare (sia a pagamento che gratuitamente) circa 40.000 ebook. Può sembrare un numero alto (economicamente) ma non lo è, perché tra IVA, distribuzione e tasse varie non rimane moltissimo e quello che noi facciamo è re-investire totalmente gli introiti della casa editrice. Il discorso altri lavori è un discorso che può essere applicato a molti ambiti lavorativi. Io sono un consulente, ho lavorato per molti anni in vari settori sia da privato sia come dipendente, sarebbe alquanto sciocco “rifiutare” lavori esterni di consulenza, però il mio e il nostro laovoro rimane focalizzato su Lettere Animate.

Leggendo il tuo blog personale (robincagnoli.tumblr.com) Roberto e navigando nel sito della vostra casa editrice è forte la sensazione che, pur volendo appartenere al mondo editoriale italiano a pieno titolo, sentiate forte l’esigenza di differenziarvi da quello che è esistito finora, ci sbagliamo? Una curiosità, che rapporti avete con altre realtà simili alla vostra? Pensiamo a editori come goWare, Lite Editions e Nobook che a giugno 2014 hanno organizzato a Milano una colazione in cui si sono riunite presentando i loro autori.

RI: Non abbiamo la presunzione di dire “stiamo innovando” abbiamo l’onestà intelettuale di dire “facciamo o cerchiamo di fare delle cose diverse” che non sempre è un bene. Abbiamo un modo di lavorare sicuramente differente da quello dell’editoria tradizionale (piccola o grande che sia) non ce la sentiamo di giudicare l’operato altrui (anche se spesso veniamo giudicati con strana cruenza), di solito l’unione fa la forza ma crea anche delle rivalità professionali sulle linee da seguire. Noi non avremmo nessun problema a confrontarci con altre realtà per creare una tavola rotonda e imboccare una direzione utile per tutti, spesso però vedo idee discutibili e modi di comportarsi altrettanto discutibili. Però se altre realtà digitali volessero parlarci sarebbe utile. Ho anche espresso la volontà di avere un confronto pubblico (per esempio in un hangout di Google) a più editori. Vedremo se ci sarà qualcuno che lo vorrà organizzare.

Avete la vostra sede a Martina Franca in provincia di Taranto. Ai tempi dell’editoria 1.0 sareste stati principalmente un “editore del territorio” lontani come siete sia dalle canoniche città del libro – Milano, Roma, Torino… – sia dal vostro stesso capoluogo di regione. Cosa significa fondare una casa editrice digitale oggi? Forse aprirsi all’Italia intera nel vostro caso? Oppure avete comunque un occhio di riguardo per la Puglia?

RI: Il territorio per me non è mai stato un problema, è il territorio che è un problema per il territorio stesso. Le difficoltà ci sono specialmente perché abbiamo in mente di aprire una “accademy” dedicata agli scrittori (e agli artisti in generale) e il nostro territorio è troppo isolato per poter accogliere idee di questo genere. Aprire una casa editrice digitale oggi è facile, è facile dire in rete “siamo dei geni del marketing” condividendo qualche post simpatico, è facile avere visibilità ma è molto difficile gettare solide fondamenta. Bisogna avere delle conoscenze di base e queste conoscenze devono essere studiate. Sicuramente la Rete aiuta a non avere confini, dall’altro lato non si ha però una conoscenza netta del territorio in cui ci si trova. Nel 2015 apriremo una collana dedicata alla Puglia e alle sue tradizioni anche se in questi tre anni la Puglia, e in particolare Martina Franca, ha ignorato completamente il nostro lavoro di valorizzazione. Questa rimane la criticità principale di chi vive in realtà chiuse come la nostra.

Puntate solo su autori in cui credete e siete trasparenti con loro per quanto riguarda i contratti e tutto quel che riguarda il libro/ebook una volta che è stato immesso nel mercato. Lettere Animate Editore, oltre a essere una una casa editrice di vetro, è un’azienda che rivendica pure una vocazione generalista pubblicando storie appartenenti a tanti generi diversi senza per questo inquadrarli in collane. Non vi sentite a volte troppo sbilanciati verso l’autore, privi di una vostra identità? O nell’era Amazon questo è normale?

RI: Questa è una questione commerciale, probabilmente tornado indietro faremmo alcune scelte diverse (non parlo né di libri né di autori) per quanto rigaurda alcune impostazioni aziendali, però cerchiamo di prendere un bacino d’utenza vasto e vario. Noi non facciamo “cultura”, facciamo commercio, la cultura è qualcosa di troppo alto per avere l’obiettivo di poterla anche solo creare, un’azienda, senza troppi finti moralismi, deve fare commercio, deve incassare e provare a ingrandirsi. Per questo non abbiamo limiti sul contenuto dei nostri prodotti.

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Startup editoriali digitali: exLibris, da Venezia gli ebook per chi vuole conoscere la letteratura mediterranea e mediorientale

"L'Home Page di exLibris Digital Orient Express"

“L’Home Page di exLibris Digital Orient Express”

Nei mesi scorsi ho conosciuto attraverso il blog di Chiara Comito editoriaraba.com non solo la bellezza della vita culturale che anima la sponda sud del Mediterraneo ma anche exLibris: Digital Orient Express. Di che cosa si tratta? Come esprime bene il sottotitolo è un treno di bit che ha l’ambizione di unire ancora una volta Occidente e Oriente, non più su una strada carovaniera o ferrata bensì attraverso la cultura digitale, grazie alla diffusione di ebook ad hoc. Gli animatori di questo progetto – Laura Aletti e Alvise Rabitti – hanno gentilmente acconsentito a rispondere a una manciata di domande.

La vostra startup exLibris è online da marzo 2013. Vi proponete come service per editori italiani e non che intendono creare un catalogo digitale e come libreria (ancora da creare) specializzata, un ebook store di e per il lettore interessato ad approfondire la cultura araba, abbiamo capito bene?

Sì, quasi tutto giusto! Il nostro bacino di riferimento non vuole limitarsi alla sola cultura araba, ma all’intera area del Mediterraneo e del Medio Oriente. Gli ebook che saranno presenti nell’ebook store – presto online – si occuperanno, ad esempio, anche di Afghanistan, Spagna, Turchia, Balcani, Italia. E non ci faremo mancare nessun genere! Il fermento degli ultimi due anni ha ribadito che questa area è fortemente interconnessa e il desiderio di incontro, la curiosità, da entrambe le sponde è già forte. L’ebook è un ottimo strumento per la diffusione dei testi e per questo offriamo agli editori un supporto per la conversione al digitale e ai lettori una guida competente – ma anche accattivante – a questa complessa e sempre più vivace tecnologia.

Avete vinto questa estate il premio Arscientia con un progetto finalizzato alla realizzazione del primo ebook per l’insegnamento dell’arabo; non vi configurate a questo punto come aspiranti editori digitali tout-court? Non vi converrebbe una strada da, passateci il paragone, Iperborea all-digital per titoli tradotti dall’arabo?

Il passaggio a editori è qualcosa a cui miriamo senza dubbio. Anzi: il ragionamento sul binomio libro digitale/cultura mediorientale-mediterranea era partito proprio da lì. È un passo che speriamo di affrontare, con i tempi giusti: in questo processo abbiamo bisogno di crescere. La realizzazione in versione digitale di un testo per l’apprendimento dell’arabo è partita dalla qualità dei contenuti che la scuola Ahlan-Egypt ha prodotto in anni di esperienza sul campo. Il nostro compito, al momento, è quello di rendere questo e altri ottimi prodotti editoriali raggiungibili e fruibili, creando un nuovo spazio per emergere e raggiungere il lettore attraverso l’ebook store. Aver ricevuto un premio per questa particolare costola del progetto ci ha certamente incoraggiato a proseguire: ha dimostrato l’interesse e l’attenzione per le tematiche culturali arricchite dal supporto digitale.

ExLibris è il frutto del lavoro di un informatico (Alvise) e una arabista (Laura); sebbene ancora scisso in due distinte persone avete realizzato il sogno del cosiddetto Umanista Informatico; anche la vostra fiducia nell’ebook come veicolo di conoscenza potrebbe sembrare bizzarra sia agli ingegneri sia allo studente di Lettere, cosa ne pensate?

Alvise: Da appassionati di libri, abbiamo affrontato come molti lo scoglio del passaggio al libro digitale. Entrambi avevamo le nostre riserve (complicate dalla venerazione per il libro in quanto oggetto!), ma, una volta superate, le comodità che questo formato ha da offrire hanno avuto la meglio. Personalmente, non vorrei che l’ebook sostituisse in toto il libro cartaceo, ma ha sufficienti vantaggi da affiancarlo con dignità e da meritarsi uno spazio nella libreria di ciascun lettore. In quanto alla bizzarria… credo che i lettori abbiano cominciato ad apprezzarne i vantaggi. Ci sembra che già un semplice giro in autobus ci possa dare ragione.

Laura: Aggiungo solo che un nuovo mix di digitale e cultura è il nostro punto di forza, quello che ci rende differenti. Non solo affianchiamo due mondi, ma incuriosiamo sia l’uno che l’altro. Probabilmente, all’inizio, affronteremo un certo scetticismo (senza dimenticare che ce n’è ancora parecchio da parte dei lettori per gli ebook stessi). L’ebook è un nuovo strumento che va colto per rendere più fruibili i contenuti, con praticità e con nuove offerte in digitale.

Siete facilmente rintracciabili, avete un sito, un account Twitter, una pagina Facebook e Google Plus, in rete siete quindi più che presenti. Spento il computer, il tablet e lo smartphone siete due giovani che vivono e lavorano a Venezia, cosa significa fare impresa (legata al mondo editoriale) lontano da Milano e Roma?

 La rete ci aiuta molto a rimanere collegati con il resto del mondo e grazie a blog come Editoriaraba o Arabic Literature (in English) possono nascere ottime collaborazioni, inizialmente virtuali, magari fuori da canali tradizionali. A fine novembre 2013 parteciperemo via Skype all’ultimo workshop del corso organizzato da Townhouse e da The International Media Network Services for Human Rights che si terrà al Cairo. Per spiegare le opportunità che possono avere gli ebook in arabo, anche fuori dai confini arabi. Per quel che riguarda Venezia, al di là del turismo di massa, resta un centro culturale, anche grazie all’Università Ca’ Foscari che promuove eventi come il festival di letteratura internazionale “Incroci di civiltà” o appuntamenti come “Guerre di carta” (organizzato dal Master MIM). In fin dei conti lavoriamo con la rete, quella che “annulla le distanze”, no?

Molte startup rimangono tali per anni; alcune, a meno di non ambire a uscire dai confini italiani rischiano di non decollare. Acceleriamo il calendario e pensiamo a exLibris nel 2015, anzi, ci diamo un vero appuntamento per sentirci una seconda volta nell’anno dell’Expo, cosa avrà prodotto la vostra startup tra due anni?

Nel 2015 ti racconteremo di come avremo faticosamente consolidato la nostra presenza come ebook store online, con le versioni del sito anche in inglese e francese e la presenza di ebook anche in lingua straniera. Abbiamo una grande voglia di uscire dai confini italiani, non per sfiducia verso il nostro paese, ma perché la natura stessa del nostro progetto è proiettata verso l’esterno. Quindi, se avrai ancora voglia di ospitarci sul tuo blog, una terza volta, nel 2016 ti racconteremo degli ebook in arabo e di come avranno iniziato a prendere piede! E a quel punto, guarderemo un po’ più da vicino alla creazione di una casa editrice digitale tutta nostra.

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Case editrici digitali: goWare, da Firenze ebook originali per lettori con tablet ed ereader sottobraccio

"L'Home Page vetrina della casa editrice goWare"

“L’Home Page vetrina della casa editrice goWare”

Nei giorni scorsi ho acquistato per leggerlo sul mio Kobo un saggio breve di critica letteraria di Michele Giocondi, “Bestseller italiani. Mezzo secolo di libri di successo (1900-1945)”; è un ebook edito dalla fiorentina goWare. Anche se avevo letto di questa casa editrice digitale in occasione dell’uscita di “BenVenuti a Grillolandia” di Stefano Rizzato ed Eliano Rossi, mi era piaciuta molto la copertina, non mi ero incuriosito. Esaminando attentamente il catalogo ho trovato invece un marchio molto dinamico e interessante che non ci sta “solo” provando con gli ebook ma vuole rimanere. Grazie alla disponibilità di Mario Mancini, fondatore e animatore di goWare, ho potuto scambiare con loro quattro chiacchiere che sono diventate una breve intervista.

Un marchio editoriale digitale (goWare) con una centinaio di autori in scuderia e 150 ebook a catalogo, una rivista letteraria digitale gratuita (Mood), un blog dedicato all’economia dei contenuti digitali (ebookextra.it) di cui andare fieri… La sensazione è che l’evoluzione del mercato del libro digitale lo conosciate bene.

MM: Siamo sul mercato dei contenuti e del software per mobile dal 2008, quindi fin quasi dall’inizio e, in questi anni, abbiamo osservato almeno tre fenomeni importanti. Il primo riguarda il mercato che è cresciuto e cresce a ritmi impressionanti. Per dirti, nei primi mesi del 2013 abbiamo fatto più download di tutto il 2012. Nuove persone acquistano un tablet, un ereader o uno smartphone e scoprono che si può leggere comodamente dei libri e che questi libri sono disponibili subito, al momento stesso in cui se ne sente parlare. Poi ci sono i contenuti che stanno subendo una trasformazione profonda per sposarsi con i nuovi mezzi e servire lettori che non hanno mai messo piede in una libreria, ma che leggono e scrivono moltissimo sui social network e messaggiano contenuti. Ecco perché contenuti un tempo impresentabili come i racconti, gli articoli di analisi e inchiesta e i saggi brevi sono divenuti popolarissimi su questi mezzi. Ecco perché alcuni temi ritenuti semplicemente “banali” dall’editoria maggiore, vanno così forte.

Una domanda spinosa alla luce del mercato che ci ha descritto, vivace, in rapida ascesa ma ancora in fase embrionale almeno nel nostro paese: un primo bilancio dopo sei anni di attività? Ancora progetto/startup collaterale dell’agenzia Thèsis Contents o azienda che cammina sulle proprie gambe?

MM: È forse l’aspetto meno entusiasmante e anche più paradossale: questa enorme crescita del mercato è difficilissima da monetizzare. In genere un mercato che cresce porta risorse e ricchezza. E invece non è così. Per cui le startup unicamente digitali come goWare soffrono a fare fatturato dai contenuti e a trovare un equilibrio tra investimenti e ricavi. Per fortuna noi abbiamo Thèsis; ci vuole senz’altro qualcuno che ci metta i soldi almeno per i primi cinque anni. Poi si deve poter camminare da soli.

“Vendere i contenuti nella nuova economia è un’impresa complessa e di difficile attuazione”, parole sue, eppure voi ci state provando con goWare. Quest’anno alla CONTEC Frankfurt il blogger, scrittore e giornalista tedesco Sascha Lobo ha affermato che tuttora la “forma libro” (cartacea o digitale) è il modo migliore per diffondere le idee di persone intelligenti retribuendole, sposa questo pensiero?

MM: Sono d’accordo con Lobo.  La “forma libro” è rimasta uno degli ultimi avamposti del contenuto a pagamento, del contenuto intelligente, del contenuto che non deve prostrarsi alla pubblicità o essere un cavallo di troia per carpire informazioni da trasmettere ai costruttori dei big data. Il libro è onesto, ha un costo e chiede di essere acquistato. L’autore, se bravo, può anche sostentarsi con quest’attività. C’è ancora speranza nel libro e nel suo pronipote: l’ebook.

Sempre lei: “Scrittori di notte, imprenditori di giorno, è questo il futuro degli autopubblicati”; dedicate grande attenzione al self-publishing e contribuite a fare chiarezza sul sogno segreto di una larga parte di italiani, vivere di scrittura, affidarsi per sbarcare il lunario alla vendita di un prodotto culturale in un paese dove già gli editori tradizionali non navigano certo nell’oro, idea romantica da sfatare?

MM: L’autopubblicazione non è solo un’idea romantica o una speranza che lascerà con l’amaro in bocca; è una realtà significativa del panorama editoriale mondiale con la quale stanno facendo i conti anche gli altri soggetti di questa secolare industria: gli editori e gli agenti. L’autopubblicazione è diventata una grande risorsa per lo scouting. Non è un segreto che i direttori editoriali e gli agenti più accreditati tutte le mattine danno uno sguardo alle classifiche del Kindle Store o di Smashwords o di altri luoghi frequentati da coloro che fanno da soli per trovare la prossimo Erika Leonard, alias E.L. James. Oltre alla possibilità di autoaffermazione che prima era un puro esercizio di vanità, il self publishing è una miniera di nuovi autori per l’editoria maggiore. Ecco perché bisogna smettere di mandare i manoscritti alle case editrici e invece bisogna mandare i file epub alle librerie online. Quanto allo sbarcare il lunario il discorso sarebbe lungo, ma il primo passo di un lungo cammino è uscire allo scoperto e affidarsi con coraggio al giudizio dei lettori. Gli altri passi seguiranno. Siamo giunti a un punto di svolta tale che la responsabile di Random House ha dichiarato senza tanti preamboli “si fa prima a pubblicare che a leggere”. E allora pubblichiamo e lasciamo leggere i lettori.

Anche voi come altri, penso a 40kBooks, credete che l’editoria digitale favorisca la lettura veloce ma non per questo disimpegnata. A febbraio 2013 avete reso noto un accordo con il giornale web FIRSTonline: pubblicherete testi digitali da 20mila parole, temi d’attualità sviscerati sul formato breve da professionisti riconosciuti o esperti mai pubblicati cui date fiducia, nove mesi dopo il mercato ha risposto?

MM: Nessuno vuol dedicare un paio di giornate a leggere argomenti come la finanza, la primavera araba o la crisi dell’euro. Al  massimo si può dedicare un’oretta a capire un fenomeno del quale ci piacerebbe saperne di più di quello che si trova in un articolo del “Corriere” o dell’”Espresso”. Ecco, l’ebook breve risponde a questa esigenza di brevità coniugata con un primo approfondimento serio e documentato. Per dirti, uno scritto piuttosto impegnativo, ma sicuramente stimolante, come “Chi comanda in Italia” di Giulio Sapelli ha fatto qualche migliaio di download e continua ad essere scaricato a distanza di tempo. Chiunque può dedicare un’ora del proprio tempo a cercare di capire un fenomeno importante del proprio paese o del pianeta nel quale vive. Ma non bisogna abusare del suo tempo. L’ebook che non ha più i costi industriali del libro ha permesso rispondere a questa esigenza.

In questi giorni la Buchmesse di Francoforte dà grande visibilità all’editoria digitale (rimandiamo a un articolo di Matteo Alviti su “la Stampa”) e sempre in Germania nel 2012 gli editori hanno “risposto ad Amazon” introducendo un loro ebook reader, il Tolino; i protagonisti fino a ieri dell’editoria italiana stanno adottando una politica troppo attendistica nei confronti di app ed ebook?

MM: L’amazomachia è diventato lo sport preferito degli editori, soprattutto europei. Se tutto va a rotoli è colpa di Amazon che è senz’altro esecrabile nelle sue prassi competitive e relazionali. Amazon è però una risorsa enorme per gli editori perché sa fare quello che loro non sanno fare e non sapranno mai fare, vendere libri ed ebook sulla rete, cioè trovare il modo di portare i contenuti ai lettori che li consumano sulla rete e attraverso dispositivi elettronici che ormai sono nelle mani di oltre un miliardo di persone. Amazon capisce benissimo questo mondo ed è in grado di servirlo a dovere. Ha solo bisogno dei contenuti e questi non li ha perché li hanno gli editori e gli autori. E allora invece di combattersi e di competere perché non si prova a collaborare ognuno per la parte che riesce a fare meglio. L’economia di domani è un’economia collaborativa. Se Amazon non ci fosse, non ci sarebbero gli ebook. Gli editori si lagnano, ma si è vista un’innovazione degna di questo nome provenire da loro nell’ultimo decennio? Tutte le innovazioni sono venute dai tecnologici ed è anche normale che siano loro a dirigere l’orchestra.

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