L’edicola del futuro, il futuro delle edicole di Pier Luca Santoro
Informant, 2013, 2,99 €
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«Anche le edicole sopravviveranno se, partendo dall’informatizzazione, saranno un centro di prodotti ma anche di servizi a valore aggiunto per le persone e per gli editori».
Pubblicato da InformAnt (“Fatti e Dati che meritano una storia” recita il loro slogan), un editore nativo digitale con quattordici ebook a catalogo (luglio 2012 – ottobre 2013), L’edicola del futuro di Pier Luca Santoro è la breve disamina di una figura invero del tutto trascurata dal lettore italiano, l’edicolante; o meglio, più che trascurata talmente fatta propria dall’immaginario collettivo che a volte pare che l’edicola all’angolo – specie se abitate nel Milanese, a Roma o in Emilia-Romagna – sia una sorta di presenza immutabile e stabile nel panorama delle nostre città, ci facciamo caso solo quando chiudono e dal 2005 ad oggi hanno “tirato giù la cler” ben 12.000 edicole su 43.000.
Ho “conosciuto” Pier Luca Santoro – esperto di marketing, comunicazione & sales intelligence – da appena una settimana, mi ha fatto piacere leggere l’appello scritto sul suo blog “Festival Internazionale del Giornalismo: Stay On Top” a favore della continuazione dell’International Journalism Festival di Arianna Ciccone e Chris Potter. Essere pro qualcosa in Italia è molto più importante che essere contro quindi ho voluto anche acquistare un suo scritto per conoscerlo meglio, il suo saggio breve poi ha punti di contatto con l’editoria libraria, argomento che mi interessa, quindi poteva e può esseremi utile, non mi ha infatti deluso. Sappiamo davvero come “funziona” un edicola? Difficile a meno che non ci lavoriamo.
“Le edicole, contrariamente agli altri esercizi commerciali, non scelgono cosa acquistare e in quale quantità” basta questa frase de “L’edicola del futuro” per giustificare la spesa sostenuta per acquistare questo ebook, almeno, a me è bastata. Partiamo da qui e pensiamo alla nostra edicola di riferimento, a quanto essa si sia riempita negli anni di ogni genere di prodotto quando centocinquanta anni fa ci trovavi solo i giornali; fare l’edicolante è davvero diventato complicato (oltre che molto faticoso, lavorano 80 ore a settimana) e allora insieme ai difetti congeniti del sistema distributivo dell’informazione cartacea in Italia come fare per aiutare il giornalaio? Santoro propugna con forza l’informatizzazione delle edicole, un gestionale integrato efficace potrebbe sgravare l’attività quotidiana di migliaia di lavoratori, esiste? Ancora no.
“La necessità di ripensare le relazioni tra le diverse fasi della catena del valore” è fondamentale per l’autore che ritrova nel canale di vendita (le edicole) il vero fattore di forza sul quale gli editori italiani dovrebbero puntare, obbiettivo arduo nel nostro paese dove tra l’altro gli editori più grandi posseggono di fatto anche la maggioranza del sistema distributivo dell’informazione stamapata; Santoro vorrebbe disintermediare questo rapporto e far dialogare direttamente le edicole del futuro con gli editori spaventati dalla digitalizzazione. È paradossale del resto che gli editori sappiano nel XXI secolo “poco o nulla di quel che avviene quando il loro prodotto [esce] dalle rotative [e] viene caricato sul camion”. Eppure è così, la carta stampata si estinguerà (e le edicole con lei) nel lungo periodo se non rinnoverà le sue modalità di approccio al lettore, che non sono scrive Santoro la stampa on-demand in due minuti del tuo quotidiano che pure si sta sperimentando.
In chiusura dell’ebook mi ha molto colpito infine l’intervista a un “edicolante visionario”di Terni, Massimo Ciarulli che afferma: “Un edicola con meno paccottiglia […] potrebbe destinare i suoi spazi per esempio a un’editoria libraria di piccolo prezzo, tipo Oscar, tipo libri a mille lire. Si presta molto meglio l’edicola della libreria per veicolare questo genere di libri a basso prezzo”. Secondo dati Demoskopea del 2002 (cit. “Rapporto sulla piccola e media editoria in Italia” di G. Peresseon) dieci anni fa esistevano 4000 librerie propriamente dette più 4500 edicole/librerie… se anche le restanti 28.500 avessero venduto libri oltre che giornali non sarebbe stato un vantaggio per la cultura nel nostro paese oltre che per l’industria editoriale? Non siamo ancora in tempo per ripensare al ruolo delle edicole come presidio culturale e democratico?