Archivi tag: lettura digitale

Scrittura e lettura digitale, o perché la cultura non può essere solo di carta

Stato della lettura nel mondo, in aggiornamento

Stato di come approcciamo la lettura nel mondo, in aggiornamento

Viviamo in una epoca strana, due settimane fa l’olandese Juan Buis (TNW’s Digital Culture Reporter) ha voluto dedicare un articolo a una sua scoperta straordinaria: leggere utilizzando uno schermo elettronico invece di uno schermo a cristalli liquidi è rilassante, possedere un ereader dedicato solo alla lettura dei libri è una figata e se lo dice lui che credeva che leggere facesso schifo… (fonte: Why I like my e-reader better than my smartphone, thenextweb.com, 2 settembre 2016). La fortunata massima di William Gibson “Il futuro è già qui, solo che è mal distribuito” dimostra ancora una volta la sua validità. La lettura digitale è tutt’ora in fasce, se persino i suoi divulgatori la scoprono solo ora, magari grazie a un dispositivo apposito.

In contemporanea, mentre sempre più numerosi arrivate su questo sito perché avete rotto lo schermo del vostro primo ereader (benvenuti!), si moltiplicano articoli su “Il tramonto degli ebook reader”. Com’è noto, il libro cartaceo è la tecnologia definitiva per la lettura. Soprattutto i protagonisti dell’editoria tradizionale di tutto il mondo la pensano così. Anche gli avversari degli editori, gli ecologisti inventori del mantra “carta, libri, alberi, Amazzonia” – chi ha almeno trent’anni se le ricorderà le campagne per limitare lo sfruttumento delle foreste, che fine avranno fatto? – non credono nel libro elettronico, solo Amazon e una manciata di altre aziende pare sostenerlo. Non è difficile capire perché, il genere umano non ama ciò che non conosce.

“Non capisco, proprio non capisco, quel che viene dopo il libro. Appartengo al libro, ho i piedi nell’ultimo secolo del libro” scriveva Guido Ceronetti sedici anni fa (fonte: “La carta è stanca: una scelta”, Adelphi 1976, 2000), ostile del resto a tutta la tecnologia per la scrittura successiva alla macchina da scrivere meccanica, che limitandosi invece a copiare la scrittura manuale è tutto sommato accettabile: “Il libro [scritto] al computer è la fine di un modo di pensare, e probabilmente del pensare stesso. Non è più la mano ma la macchina a guidare, ispirare, uniformare gli stili” (fonte: “Ceronetti: ‘Scrivere col computer significa non scrivere'”, la Gazzetta dello Sport, 4 gennaio 2010).

Nonostante le opinioni di intellettuali come Ceronetti (detrattore anche dell’astronautica), ci stiamo abituando  in questi anni perfino alla lettura elettronica così come dopo un secolo ci siamo abituati a una scrittura sempre meno manuale e sempre più meccanica, ora addirittura digitale. Quanto sarebbe limitato il nostro cervello se non riuscisse ad apprendere il medesimo concetto scritto su carta o espresso su uno schermo? Se la scrittura è una tecnologia mentale, come sostiene Denise Schmandt-Besserat (in “Origini della scrittura. Genealogie di un’invenzione”, a cura di Gianluca Bocchi e Mauro Ceruti, Mondadori, 2002), perché la sua decodificazione dovrebbe essere relegata a un testo scritto su carta, in un libro di carta nello specifico? Possono davvero pochi pixel mandarci in crisi?

Non sono d’accordo, l’avrete capito, con chi crede che “scrivere e leggere sono attività fondamentalmente fisiche” (Monica Cainarca, “Come questa libreria di Tokyo mi ha fatto innamorare di nuovo della carta stampata”, Medium, 24 agosto 2015) e lo dico da amante del libro tradizionale, oggetti che continuo a comprare e collezionare per la disperazione di mia moglie. Non esiste un primato della scrittura, della lettura e della cultura digitale su quella tradizionale e viceversa. Fa bene Cainarca a sottolineare la ricchezza della cultura analogica legata al libro di carta ma se crediamo che sia necessario “vedere” i libri in casa di qualcun’altro per dialogare con lui (una volta lo credevo anch’io, ora penso sia importante li abbia letti), o che la fisicità dei libri sia imprescindibile per la comprensione del loro contenuto e per la diffusione della cultura tramite essi, ci sbagliamo.

P.S. Un’altra possibilità da prendere in analisi è che “la lettura digitale sia altrettanto fisica di quella cartacea” come scrive Mafe De Baggis in “Come un cammello in una grondaia”, 20 maggio 2015.

Immagine | ereader Tolino mentre installa un aggiornamento

Lascia un commento

Archiviato in scelte difficili

Lettori ibridi in cerca della loro lettura, una sfida per l’industria culturale e per nuovi tipi di editori

Il lettore ibrido del XXI secolo

A pochi giorni da Librinnovando 2015, uno degli appuntamenti da non perdere se vi interessate di editoria digitale, viviamo ancora gli echi di una tempesta in un bicchier d’acqua scatenata un mese fa da un articolo del New York Times: “Colpo di scena, le vendite di ebook non tengono e la stampa è lungi dall’esser morta” (cliccate qui per il pezzo originale a firma di Alexandra Alter). Naturalmente in un lampo, in Italia, siamo passati subito da un’analisi pacata al pensiero paranoico. I sostenitori a tutti i costi dell’avvento del libro elettronico puntano il dito contro gli editori: “È colpa loro, mantengono i prezzi alti per soffocare sul nascere il mercato”. I fan del libro tradizionale esultano: “Hai visto? Non poteva durare la lettura non analogica, il libro è salvo”. E intanto? Gli italiani (e gli statunitensi ecc.) si stufano e nel dubbio smettono di leggere sia libri di carta sia ebook…

[Un altro modo di vederla è che chi come noi è dentro al cambiamento inizia ben presto a non rendersi conto della strada fatta, o, più semplice, del tempo che è passato. Quando ho aperto questo blog quattro anni fa eravamo in pochi a leggere in formato digitale, chi come me aveva iniziato nel 2011 non poteva neppure dirsi un pioniere, il primo Kindle era stato lanciato alla fine del 2007. Teniamo bene a mente queste date. Vi rendete conto che ora le principali novità di tutti gli editori principali del nostro paese escono anche in digitale? I più coscienziosi lo segnalano perfino in aletta: attenzione, questo titolo esiste anche in formato ebook. “Eh, ma costano troppo!”. Abbiamo dimenticato che i prezzi non li facciamo noi consumatori? Provate ad andare da un gelataio a contestargli quanto costa un cono, diamine, in fondo è solo un po’ di acqua, latte, zucchero e poco altro].

… (perdonate la digressione), attenzione, il che non significa non leggere più. Si legge moltissimo oggi. Siamo circondati da parole, le avete sotto gli occhi proprio adesso. Ora più che mai, da quando ci alziamo a quando andiamo a coricarci, è difficile che il nostro sguardo possa sfuggire ai contorni di uno schermo. Mario Mancini e il team di goWare (qui la mia intervista agli animatori di questa start-up editoriale digitale) riassumono bene quel che sta succedendo ora, a metà degli anni dieci del XXI secolo, nell’introduzione all’ebook da loro curato intitolato Schermocracy: “Nel 2020 l’80% dell’umanità avrà un dispositivo con la potenzialità di leggere un ebook”. Noi ce l’abbiamo già in tasca o nella borsa. È il nostro smartphone. È questo strumento che sta creando il lettore ibrido di cui intravediamo il profilo in ricerche recenti sulla lettura come quelle del PEW Research Center.

Potrebbe anche essere lo strumento giusto per sdoganare un concetto sacrosanto, “Molti sono i modi di lettura possibili, tutti altrettanto validi” come affermato da Luisa Bartolucci, componente della Direzione Nazionale dell’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti) su www.superando.it. A molti modi di lettura potenziali si devono accompagnare molti formati di lettura acquistabili, come gli audiolibri che non a caso (non in Italia ma all’estero) si stanno guadagnando la loro fetta di mercato grazie alla digitalizzazione e ai telefoni portatili. Cos’è più comodo ascoltare? Un romanzo su cinque CD o su un MP3? Per chi volesse approfondire, consiglio l’articolo di James Kidd: The surge in popularity of the audiobook begs the question: is pressing play the best way to read? Possono permettersi oggi industria editoriale e nuovi editori di veicolare una storia in solo formato?

A chi deve votarsi oggi chi pretende di guadagnare con la letteratura o la saggistica? A chi da sempre lo segue in modo fideistico oppure al consumatore agnostico di media di cui parlava già nel 2013 Don Katz, fondatore e amministratore delegato di Audible [azienda che produce audiolibri di proprietà di Amazon], un consumatore che “non bada alla differenza di fare un’esperienza testuale, visiva o uditiva”? Autori figli del loro tempo come J.K. Rowling scommettono su questo consumatore; da una parte disorienta i fan cambiando a settembre 2015 Pottermore [il sito che divulga il mondo espanso creato dall’autrice] in veste più mobile e commerciale, dall’altra per il 2016 propone la sua nuova storia come uno spettacolo teatrale in due parti: “Il pubblico sarà d’accordo con me che il teatro era l’unico mezzo appropriato per raccontare ‘Harry Potter e il bambino maledetto'”.

Immagine | Waterworld (1995)

Lascia un commento

Archiviato in eventi salienti, vita quotidiana

Come ti avvicino il pendolare alla lettura digitale, Kobo Love Your Commute

La lettura (non parliamo della letteratura!) è una cosa seria; solo i nordamericani possono prenderla così alla leggera da sviluppare una iniziativa come Kobo Love Your Commute tesa a far conoscere gli ereader del loro marchio ai pendolari di Toronto. Prendete un gruppo di ragazzi qualsiasi, dotateli di zainetti con cento lettori Kobo, affiancate loro una scrittrice – Julie Wilson, pubblicata dalla misconosciuta HarperCollins, l’avranno drogata per convincerla, è chiaramente alterata ^___^ nevvero? – e sguinzagliateli per la metropolitana.

A questo punto che succede? Quando intravedono un lettore con il suo bel libro cartaceo, zac, gli regalano un Kobo con l’ebook della Wilson già caricato; roba da matti, un lettore e un libro digitale gratis (e sapete quanto il sottoscritto sia attaccato ai soldi) solo perché… sei già un lettore. Ovvio che i pendolari di Toronto rimangano prima di sasso e poi entusiasti di fronte a una campagna promozionale del genere, come ci insegna Scott Pilgrim vs. The World (vedi fotogramma), non è che ci sia granché da divertirsi nella capitale dell’Ontario.

“Fun? In Toronto?”

L’ebook di Julie Wilson, Seen Reading, ruota intorno ai pendolari e alle loro letture – ed è nato se ho capito bene da un blog sulla falsariga del “nostro” librimetro.wordpress.com –, proprio per questo è stato scelto da Kobo. Quanti spunti narrativi possono infatti nascere immaginando quali storie si celano dietro a un uomo o una donna che legge su un mezzo pubblico? Infiniti. E così, dopo quasi settecento avvistamenti debitamente registrati, Julie è passata dall’osservazione all’azione raccogliendo cento microstorie in un volume.

Tutti i dettagli di Kobo Love Your Commute – non conosco la paga dei ragazzi ma di materiali avranno speso 1300 dollari di lettori più 100 per gli ebook della Wilson, siamo dalle parti del Movimento 5 Stelle quanto a budget 😉 – li trovate in un post del blog dell’azienda nippocanadese (cliccate qui). Davvero un peccato che in Italia Amazon, Sony o IBS abbiano già fatto campagne simili sulle linee della metropolitana di Milano e di Roma e delle altre principali città… come dite? Non l’hanno ancora fatto? Beh, dovrebbero.

1 Commento

Archiviato in eventi salienti

Che cos’è un ebook reader? Una bella sorpresa per leggere senza fatica

Lie to me opening theme

È venuta a trovarci in casa editrice una futura (ma già) autrice l’altro giorno. Tra gli argomenti che abbiamo affrontato ci sono stati anche gli ebook; Elisa – ha la mia stessa età, trent’anni o poco più – mi dice che no, lei è affezionata all’oggetto libro, non ce n’è. Quando però le ho portato il mio Kobo Touch il suo viso si è illuminato dalla sorpresa. “Ma come? Io credevo che i lettori digitali fossero come gli iPad!” [vi rimando al blog di Tombolini circa questo fraintendimento].

Siamo talmente abituati, almeno dagli anni Ottanta del XX secolo, a leggere su schermi retroilluminati che la lettura digitale viene troppo spesso confusa con la lettura a monitor. Quando ci viene proposto di leggere tramite una tecnologia nuova, ovvero schermi a inchiostro elettronico, possiamo solo esserne stupiti. Ma come? Perché non mi si affaticano gli occhi? Diavoli dell’inferno! Cos’è questo affascinante accrocco?

Ma c’è un paradosso: nonostante un ebook reader imiti al 95% l’esperienza che si ha con un libro tradizionale è il tablet per la persona comune a essere il supporto per la lettura digitale. Credo dipenda da tre fattori 1) la loro maggiore diffusione (iPad su tutti) 2) le loro generose dimensioni (simili a quelle di un volume cartaceo) 3) “il bianco carta” e i colori che possono riprodurre (contro il grigio degli schermi e-ink).

In chiusura… non ho certo la verità in tasca, se “sfogliare” un ebook su un tablet LCD non vi fa né caldo né freddo – le app per leggere ebook abbondano del resto, Kobo ne rilascerà una anche per le tavolette che useranno Windows 8 – fate finta di non aver mai letto questo post; se invece faticate a leggere in digitale perché i vostri occhi reclamano una superficie passiva (priva di una lampada che vi illumina) comprate l’e-reader che preferite. Sarà una bella sorpresa.

Immagine | Lie to me

Lascia un commento

Archiviato in vita quotidiana