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Kent Haruf, Le nostre anime di notte, ho deciso di non badare a quello che pensa la gente

Le nostre anime di notte di Kent Haruf

Le nostre anime di notte di Kent Haruf
Traduzione di Fabio Cremonesi
NN Editore, 2017, 8,99 € ebook (17 € cartaceo)

«”Ti ho già detto che non voglio più vivere in quel modo – per gli altri, per quello che pensano, che credono. Non è così che si vive. Non per me, almeno”».

Ambientato nel 2014, lo stesso anno che ha visto scomparire il suo autore, Le nostre anime di notte mi ha portato – insieme a tanti lettori italiani ultimamente, i libri di Kent Haruf sono diventati quel che possiamo definire il caso editoriale del 2017 – in una cittadina americana di provincia, Holt (Colorado). Un piccolo centro dove è impossibile sfuggire al controllo sociale della comunità che lo anima sia una volta – “A quei tempi era insolito che un uomo facesse l’infermiere. La gente non sapeva cosa pensare” – sia ai giorni nostri. Un luogo insomma dove le storie di ciascuno sono le storie di tutti, come quella dei due vedovi Addie e Louis che decidendo di condividere la loro vecchiaia insieme e finiscono sulla bocca di tutti, appunto. Siete persone riservate o ossessive riguardo ai giudizi che gli altri possono dare di voi? “Le nostre anime di notte” non sarà per voi una lettura gradevole.

Il modo in cui Kent Haruf scrive di Holt è semplice, brevi descrizioni di gesti elementari si alternano a lunghi dialoghi. Tutto è sotto la luce del sole in Colorado e la prima cosa che pensi è: “Anch’io saprei scrivere così di… (sostituite ai puntini il nome della vostra città)”. È un giudizio affrettato, fidatevi. Provate a scrivere così e vedrete. Vi accorgereste che la sincerità necessaria per descrivere la vita dei vostri protagonisti come fa Haruf è quasi insopportabile. Mentre leggevo “Le nostre anime di notte” pensavo anche alla scrittura di Alan Ball o Mark Frost e David Lynch ora che va tanto di moda saccheggiare la letteratura per farne buone serie TV. Intanto il libro di Haruf mentre ci fa conoscere Addie e Louis ci parla di mezzo secolo di vita americana vissuto in un luogo dove vi rimaneva chi non ne sarebbe stato protagonista ma solo spettatore. Holt è in fondo anche uno qualsiasi dei nostri bastardi posti.

Torniamo un secondo ai lettori che non sopportano di essere giudicati, siete ancora qui? Molto bene. C’è una scena rivelatrice poco prima della metà de “Le nostre anime di notte” quando Addie e Louis decidono di pranzare in centro per mettere alla prova i benpensanti. Holt è piccola e su Main Street si allineano “la banca, il negozio di scarpe, la gioielleria e il grande magazzino, […] tutte le facciate posticce degli edifici”; facciate finte come la cortesia che usiamo quando siamo in scena per gli altri. Al termine del pranzo Haruf in poche righe riesce a far comprendere al suo lettore che, grazie al Cielo, perfino a Holt non siamo più negli anni Cinquanta ma nel XXI secolo. Alleluja. Il che non vuol dire che per vivere in Colorado non sia necessario farsi un po’ la pelle dura per non soffrire delle cattiverie delle malelingue…

A Holt addirittura si può ritrovare un proprio centro dopo un evento traumatico come la separazione dei propri genitori. O meglio, recuperare un certo grado di serenità, almeno per lo spazio di una estate, se si incontrano le persone giuste come capita al nipote di Addie, Jamie, che entra nella vita quotidiana della anziana coppia di punto in bianco. Tra i campi di granturco e grano, durante un campeggio sulla strada per le Montagne Rocciose e la fiera annuale della contea, il mondo di Holt dà il meglio di sé aiutando il bambino a capire cosa sta accadendo fra i suoi e insegnandogli a prendersi cura di sé e degli altri, oltre che a essere autonomo, mica poco. Allo stesso tempo a Holt nessuno dimentica quel che hai fatto o non hai fatto e i suoi abitanti possono scontare giudizi su eventi accaduti quarant’anni prima.

Quanto il cuore di Holt sia duro e meschino Haruf infatti non mancherà di ricordarcelo più avanti nel prosieguo della storia. È il primo Haruf che leggo, di conseguenza ne ho davanti almeno tre già tradotti in italiano da NN Editore: la Trilogia della Pianura – Canto della pianura, Crepuscolo e Benedizione – ambientata durante il secondo Novecento. La leggerò? Io sono un lettore sentimentale, dovrò pensarci sopra visto che “Le nostre anime di notte” mi ha già reso antipatico il conformismo spietato di questa città immaginaria.

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