Stoner di John E. Williams
Traduzione di Stefano Tummolini
Fazi Editore, 2012, 6,99 €
Reading Life: 16 minuti ogni sessione, 5 ore di lettura, 1110 pagine girate, 3.7 media pagine per minuto
«Spietatamente, vide la sua vita come doveva apparire agli occhi un altro. Fondamentalmente, con calma, realizzò che doveva sembrare un vero fallimento».
Arrivo ben ultimo a cantare le lodi di Stoner, la storia di John E. Williams che Fazi Editore ha portato all’attenzione del lettore italiano nella traduzione di Stefano Tummolini (trovate un’intervista alla voce italiana di Stoner qui: lostraordinario.blogspot.it); se è vero com’è vero che incontrare di persona l’autore di un’opera amata si rivela spesso deludente avrei corso volentieri il rischio nel caso di Wlliams – ahimè, scomparso nel 1994 – per domandargli… come diavolo c’è riuscito? Come è riuscito a rendere indimenticabile una vita ordinaria?
“Stoner” non è infatti un thriller, un libro di avventure, o la biografia di uno sportivo ricca di eventi – non a caso richiamo lo stupendo “Open” pubblicato da Einaudi; il ghostwriter di Agassi, J.R. Moehringer, ha lo stesso dono di Williams nel rendere accattivante una vita in questo caso non dedicata allo studio ma allo sport – ma la storia di William Stoner (1891-1956), ricercatore e insegnante di Letteratura inglese presso l’Università del Missouri. Mi accorgo di scrivere di Stoner quasi sia stato “reale” e non il personaggio inventato da uno scrittore, questo per darvi un’idea di che razza di talento avesse John E. Williams nel narrare storie.
Anche le sparute recensioni negative a “Stoner” rendono omaggio a Williams, in genere esprimono perplessi il quesito: “Che interesse avevi caro scrittore di farmi perdere allegria e tempo? Di raccontarmi la vita di un fallito? Le vicende di un personaggio che non fa altro che subire la Vita e la Storia, sia nella felicità sia nelle disillusioni?” Anche a me non piacciono i drammi e preferisco ricercare nella letteratura e nelle storie che leggo la gioia e la bellezza; la bellezza nella storia di Wiliams risiede nella tecnica di scrittura, la gioia nel messaggio positivo che nonostante tutto credo vi sia in questo libro.
La ricerca di senso, l’amore e l’amicizia se non riuscite a vederli in “Stoner” probabilmente vi dimostreranno una volta per tutte che siete abbastanza disillusi della vostra esistenza, mi auguro che non siate sotto i trenta, invece questi tre elementi nella storia di Williams ci sono e gridano forti, dallo schermo di un ebook reader o da una pagina di carta poco importa, che l’essere qui e ora ha importanza e che le vite di noi tutti – anche quelle apparentemente più insignificanti – non si devono arrendere al cinismo.
Oltre a questo il lettore attento troverà anche cinquant’anni di storia degli Stati Uniti d’America pennellati ad acquerello – la Grande Depressione, le due guerre mondiali, il boom degli anni Cinquanta – il che non guasta. Può darsi che abbia equivocato “Stoner”, che i concetti espressi nel paragrafo sopra non siano passati neppure per la testa di Williams, eppure questa storia, come scrive anche Peter Cameron nella postfazione, sono sicuro che la rileggerò ancora, perché non è un esercizio di bravura e non è una scrittura a perdere ma potrà solo arricchirvi se vorrete ascoltarla.